Presentazione della Prof. ssa Carmen Desiderio
Docente di Storia e Filosofia al Liceo Classico “Parmenide” di Vallo della Lucania.
Carlo Di Legge arriva a Vallo prima come docente, professore di filosofia e storia al liceo classico, poi ritorna come dirigente apportando una vera e propria rivoluzione nel Parmenide. La sua figura discreta e al contempo vigile ed autorevole ci ha fatto capire da subito quale fosse la sua idea di scuola: un luogo dove realizzare i propri sogni attraverso un duro lavoro fatto di studio e di fatica ma con la leggerezza nel cuore. Il preside Di Legge ha saputo creare una tale empatia da farci sentire un gruppo coeso e compatto. Nei suoi anni di dirigenza il Parmenide si è arricchito di un altro importante evento educativo-didattico: le “giornate della poesia”, che hanno affiancato la rivista “Quaderni Parmenide”. La “giornata della poesia” nasce dalla sensibilità e dalla determinazione nel voler tirar fuori, quasi con un’arte maieutica, i sentimenti, le emozioni, la gioia, ma anche la malinconia o il dolore presenti in ogni uomo, attraverso il linguaggio soave o ruvido ma universale della poesia che per me rappresenta il linguaggio dell’anima o, per dirla con Heidegger, il “linguaggio dell’essere”. Grazie Preside Di Legge, la tua giornata della poesia è diventata la nostra giornata della poesia, che il preside Massanova ha accolto e custodito.
Prof. Carlo Di Legge, ex Dirigente Scolastico del “Parmenide”
Ringrazio la Prof. ssa Desiderio per la presentazione e tutti coloro che mi hanno invitato, consentendomi di vivere un’altra giornata di emozione al “Parmenide”.
Ho avuto il piacere di lavorare qui dal 2009 al 2013 come dirigente scolastico; era già avvenuto nel 1988-9 da docente di Storia e Filosofia, ruolo piuttosto diverso.
L’impegno del dirigente è diversamente complesso rispetto a quello del docente. La governance della scuola implica che si abbia a che fare con una serie di fattori diversi. Ma le cose, quando si lavora bene, sono facili da dirigente e così da docente: gli ostacoli che sempre si presentano non sono insuperabili.
Nonostante la difficoltà, rievoco sempre questo qui trascorso da dirigente come uno dei momenti più felici del mio lavoro nella scuola. Vorrei brevemente ricordare alcuni dei caratteri che ho consapevolmente portato alla guida dell’Istituto.
Dalle idee ai fatti alle idee, in continuo circolo, alle prese con le difficoltà del reale: così intendo che verum et factum convertuntur.
Tanto che, è evidente, risulta difficile distinguere i fatti dalle idee.
Intesi accrescere e precisare dunque la funzione culturale del “Parmenide” nel cuore del Cilento (occorreva accentuare quelle tracce già presenti, a mio modo); ché il Cilento è da millenni quel che sappiamo nella cultura dell’Occidente; e il “Parmenide” è già cuore di significato nel Cilento, da cento anni. Ma questi sono già fatti.
E quali fatti, ancora, che tornino alle idee?
Intanto, la necessità di far funzionare un istituto di media complessità, assecondando il buon costume amministrativo e pedagogico-didattico lasciato in un decennio dal mio predecessore Giovanni Carro e lavorando insieme con un buon gruppo di docenti e amici, con i quali non abbiamo mai perso contatto.
Si presentò a un certo momento della mia presenza qui, insieme a innumerevoli altre memorie, e la acquisii, questa immagine che presento a inizio di intervento, che sempre mi accompagna.
Essa risale al X secolo, sembra, e la riconoscete: è la Vergine di Pattano, che era a S. Maria di Pattano, sul fondo della navata di destra dell'annessa chiesetta di S. Filadelfo.
Fui felice e colpito quando me la mostrarono in fotografia e lo sono ancora, a causa della storia di questa immagine, sia per l’impatto emotivo che essa ancora ci porta dopo oltre un millennio, o anche per il fatto che non esiste più, per sventura e per incuria umana, da qualche decennio, eppure grazie alla fotografia noi facciamo che essa riviva.
Cosa ha da fare l’immagine, forse ripresa da una modella, una ingenua ragazza dell’alto medioevo che ora è polvere, con noi, oggi? O forse, cosa più probabile, essa è uno stereotipo femminile d’arte bizantina?
Mi si è rafforzato e chiarito adesso il senso dell'immagine a questo modo, nel tempo e con l’esperienza.
L’immagine della Madonna di Pattano si connette ad alcuni episodi che mi piace rievocare, idee e fatti.
- - Che qui vicino, per iniziativa della prof. Trama, alla fondazione Alario di Ascea-Velia, fiorirono o fioriscono l’agone parmenideo e gli studi eleatici; mi piace ricordare la serata finale di qualche anno fa, 2013, al Parmenide; l’istituto veniva considerato punto di riferimento anche per i docenti universitari, e lo fu;
- - La stessa visita indimenticabile a S. Maria di Pattano, promossa e favorita dalla prof. Troccoli, da cui si torna all’immagine qui presentata, la quale fu pubblicata in copertina del n. XIV (2012) dei Quaderni Parmenide: un piccolo scoop editoriale! Mi fu riferito che la gente cercava i “Quaderni” per poter conservare quell’immagine..
Perché infine, ripeto, l’immagine? Perché l’Istituto “Parmenide” è anche cuore culturale del Cilento. Quella immagine è parte/tutto, come le grandi immagini sanno fare, essa stessa cuore della vita della cultura del Cilento.
Qualcuno dice: non pensarci, alla cultura, lo fa già l’università. La scuola deve soprattutto funzionare dal punto amministrativo-didattico.
Rispondo: come se la scuola già non ne facesse, cultura, ognuno a suo modo.
Rammento inoltre che anche l’Università ha da fare con il funzionamento e non solo le scuole o il “Parmenide”.
Quindi un liceo o una scuola in generale hanno necessario rapporto con questo tema della cultura: solo che bisogna pensarci ed esserne capaci.
La cultura non è soltanto rielaborazione di un sapere già confezionato, ma è anche creatività e nascita del nuovo, o riscoperta dell’antico, nel colloquio vivente con la storia.
Non limitarci a fare la storia dell’istituto o a rievocare le memorie del tempo che fu. Ovviamente anche quello va fatto, ma non solo. Sono dimensioni diverse della vita.
Bisogna che il dirigente ci pensi, all'aspetto di viva cultura, anche delegando docenti competenti, affrontando tutte le difficoltà del caso, e io ci ho provato.
Potrei quindi formulare che l’università pensa a elaborare il sapere oltre che a formare studenti ma deve funzionare per una serie di aspetti organizzativi e pedagogico-didattici; il liceo deve funzionare per una serie di aspetti organizzativi e pedagogico-didattici, deve formare gli studenti, ma può occuparsi anche del sapere e della sua elaborazione, come è evidente anche nel caso del nuovo Liceo musicale, al “Parmenide”.