I due libri di filosofia che presento partono da principi comuni e vi si attengono. Qual’è la costruzione di senso, che qui viene espressa?
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Tre concetti, un procedimento. - il tema-concetto dell’immagine – cosa intendo per immagine? Le immagini che si presentano all’esperienza – dico, in primo luogo, quelle percettive ma non solo: immagini ipotizzate come profonde o nascoste e influenti, immagini d'arte potenti, immagini sacre, immagini come circuiti neurali: Damasio perviene a dire che gli stessi sentimenti sono immagini, nella modalità in cui egli, empiricamente, descrive e definisce le immagini (due per la descrizione, uno per la sostanza – cf. a p. 68 ont.)– - Se la filosofia può e deve fondarsi sulla mente, sarà sulla sua parte cosciente come sul suo fondamento inconscio; dunque deve occuparsi dell’emozione, e questa può essere indagata e descritta. Intendo per emozione secondo come definisce I. Matte Blanco. Si veda come la filosofia contemporanea ancora manchi in questo: proprio S. Natoli, un mio riferimento importante, afferma che l’emozione è irrazionale (“le passioni sono irrazionali. Per non essere distruttive è necessario che vengano ordinate”). Ciò che è non razionale è irrazionale e dunque non indagabile? Non è questo il punto, a mio avviso: perché nel trattare le questioni secondo l’ordine di idee razionale/irrazionale si rischia ormai un falso dilemma. Ma la passione, le emozioni, non il logos, ci muovono ad agire nel mondo. - E questo aspetto, per me e per noi, è associato alla sfera del significato (cf. Hillman: "dove c’è emozione, c’è significato"); non si tratta di significati indifferenti, che si esauriscono in un dato tecnico – perché, se questo mondo di cui parlo è mondo-per-me, allora, perché il mondo divenga per me significativo, è necessario che intervengano le motivazioni e quindi le passioni, che ci raccolgono e rendono lucidi ai fini dell’azione nel mondo. - DUNQUE: le immagini si presentano sempre dotate di una qualità, ovvero associate alle emozioni e al significato (l’esempio citato da Damasio a p. 59 Ontologia, quello analogo di "Oda a la flor azul" di Neruda): il problema dell’associazione tra immagini, emozioni e significati è anche il problema della qualità dei nostri stati rappresentativi (qualia), che di tanto e più appare importante, per quanto esso resti tuttora inspiegato e quindi sia di imbarazzo per il filosofo come per il neuroscienziato (cf. Ramachandran). Ma “l’intensità dell’emozione è il marcatore somatico dell’importanza relativa dell’immagine” (Damasio). Se è così, COSA S’INTENDE PROPRIAMENTE oggi PER PENSIERO? E come la filosofia pensa e come si occupa dell’ontologia e dell’etica, in quali strutture di pensiero/linguaggio? - In prima approssimazione: si tratta di una ragionevolezza che si fonda su una logica certa, a partire dall’ individuazione di figure, nel "mare della dissimiglianza", o delle eccessive e sfumate somiglianze, di cui alcune, poche, riescono universalmente note come simmetrie di fondo al pensiero e al discorso, e non sono, a rigore, né razionali né irrazionali, né logiche né illogiche. Ma queste strutture usano immagini. Il procedimento o STRUTTURA di pensiero/linguaggio che fonda nel discorso l’uso delle immagini è l’analogia. I caratteri generali dell’analogia sono questi: che ha una struttura e che si serve di immagini. - l’analogia si serve di metafore o parole-immagine, e del procedimento del traslato metaforico – per non dire che genericamente: metaphéro, trasferisco … trasferisco, con la parola-immagine, significati; ma, di conseguenza, soprattutto, genera emozione … con le buone o potenti analogie … e genera azione. - La struttura dell’analogia è quella della proporzione sia a due o a quattro termini (A:B = C:D – Campana: l’esempio della poesia – “Ondulava sul passo verginale Ondulava la chioma musicale Nello splendore del tiepido sole Eran tre vergini e una grazia sola” si verifica qui la proporzione tra due coppie di termini – tre vergini: una sola grazia = il passo virginale/la chioma musicale: la bellezza in movimento (termine non espresso esplicitamente, ma che viene in luce nel calcolo analogico …); ovvero la celebre analogia ippocratica per cui l’embrione sta alla madre come la pianta alla terra; - L’analogia fonda, con la logica, tutta la filosofia, campo del pensabile in quanto tale, da Eraclito e Parmenide in poi e in generale ogni discorso che abbia significato per noi, a meno che la filosofia non si occupi specificamente di logica o di logica formale. Tale è il senso delle invenzioni platoniche. Nel Settecento Vico indaga le figure, fondamento dell’analogia; e la presenza di analogie, ieri come oggi, risulta fondamentale in tutte le correnti filosofiche di maggiore impatto. Nel nostro tempo i filosofi hanno trattato del valore conoscitivo dell’analogia: cf. Melandri, nel suo imponente studio del 1968.
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Ma questi, ancora, non sono tanto i procedimenti del pensiero del tutto consapevole, quanto quelli dell’inconscio: ancora una volta, si profila l’ inconscio. Non è certo la prima volta che tale concetto compare, in qualche modo, in filosofia. La filosofia sta prendendo atto di questa situazione: il pensiero/emozione può indagare tutto, perché è, in fondo, con-genere di ciò che sembra sfuggire al pensiero. L’inconscio: il non-concettuale? E l’inconscio si rivela - non solo individuale ma intersoggettivo e collettivo: l’immagine della madre luminosa – in Pandora: MADRE PSICO/FISICA, collegamento universale degli spiriti/corpo. - creativo per il nostro mondo, attraverso le immagini/emozioni/significati, motivanti per l’esistenza. Leibniz cercava un progetto logico o characteristica universalis, che fosse "mater inventionum" – madre d’ogni invenzione e scoperta, attraverso un esatto calcolo logico, per cui, inseriti i caratteri necessari, si consentisse di calcolare tutti i possibili pensieri (ars inveniendi) e quindi l’uomo potesse accedere a una logica della scoperta. Sostengo qui che, in fondo, abbiamo già quel calcolo, ma che esso non avvenga nel modo consapevole ipotizzato da Leibniz, e si basi su una modalità diversa, semi- o in-consapevole, e creativa: si tratta della logica di scoperta sottostante alle fiammeggianti immagini e alle sorprendenti euristiche analogie: ciò che lo motiva e ci motiva è a spinta delle passioni, delle emozioni che raccolgono significati e in base a quelli dis- e ri-orientano la nostra vita. - non si tratta solo di creare in poesia o in letteratura ma si parla qui anche della dinamica delle invenzioni, della scoperta scientifica, della filosofia: della leggendaria éureka, della mela di Newton, delle pagine di M. Wertheimer su Einstein - della spinta ad operare nel mondo data dalle immagini religiose, dalle metafore/analogie di Marx ... Dunque, pensare bisogna – ma soprattutto, immaginare!