Circa le origini di Nocera, la prima volta, a fine novembre 2022, mi limitai a riassumere e riferire quel che ne ha scritto Gennaro Orlando, in modo molto documentato e argomentato, nella sua Storia di Nocera de’ Pagani. Avevo già espresso qualche dubbio, dovuto al fatto che l’opera di Orlando è datata 1884. Poi ho avuto indicazioni su studi più aggiornati, per cui qui integro i dati offerti da Orlando con i risultati, ben più recenti, portati da Francesco Belsito (Storia in breve di Nocera, Ed. Gaia, 2013): che peraltro a sua volta, mi indica in generale Gli antichi popoli della Campania, di Cerchiai, e aggiunge che sono “Più specifici, ma datati, i due tomi Nuceria Alfaterna e il suo territorio curati da Antonio Pecoraro”. La ricerca non ha fine, ma ritengo, per il momento, di fermarmi a Orlando e Belsito, quest’ultimo studio pubblicato, come si vede, solo dieci anni fa. Il volume, ora fuori commercio, mi è stato gentilmente messo a disposizione dall’editore Francesco D’Amato, che qui, insieme all’autore, ringrazio.
Congettura Orlando che la zona della valle del Sarno fosse visitata “forse”, nei primi tempi, da alcune tribù degli Osci (Oschi); quel che è certo è che la cosa avvenne, perché in tempi successivi si trovano tracce della loro lingua, p. e. a Pompei (cfr. p. 24), il che può lasciare dubbi sul periodo d’inizio della loro presenza, ma non sul fatto che essi siano stati tra i primi abitatori della zona (cfr. pp. 15, 16). Essi, “ramo dei Tirreni, di razza Giapetica” (p. 17), hanno lasciato, al di là della leggenda, tracce sicure.
Sopraggiungono quindi, stando a Orlando, i Pelasgi, “gente di origine asiatica” (pp. 20; 26), che qui si chiamarono Sarrasti (o Sarrastri; ivi), dalla vicinanza al fiume Sarno. Belsito menziona l’insediamento osco di Longola, “in ambiente perifluviale” (p. 14) ovvero intorno al Sarno, appunto, nei pressi di Poggiomarino, che ho visitato anni fa; alle pp. 14 e 17 del suo libro Belsito indica il VII-VI secolo a. C. per la fondazione di Nocera. Precisa Belsito che i Sarrasti sono comunque da intendere come “parte delle popolazioni osche” (p. 19).
Orlando decide che i Sarrasti “come centro di tutta la colonia, edificarono una città, che chiamarono Nocera” (p. 26); la più severa lettura delle ipotesi di datazione attribuirebbe quindi la nascita di Nocera a “settecento cinquant’anni prima di Roma, e millecinquecento tre avanti Cristo” (p. 27). Quindi, sempre secondo Orlando, fu la volta degli Etruschi, che soggiogarono il popolo dei Sarrasti, forse “verso l’anno 163 di Roma” (p. 39). Su tale centro già esistente o meglio forse, seguendo Belsito, su un centro abitato di cui non sappiamo alcunché, e che doveva trovarsi nel territorio dell’attuale Nocera Superiore (Belsito, cfr. p. 18) essi esercitarono “benefico influsso” (Orlando, p. 41), rigenerandola attraverso la loro più evoluta e raffinata civiltà. Essi istituirono nella zona una dodecapoli, cioè “vi piantonarono, secondo il loro costume, dodici città” (p. 21) ma non le fondarono, o almeno Orlando non dice che gli Etruschi fondarono Nocera (cfr. p. 22).
Belsito, credo in base a studi più aggiornati, invece attribuisce “probabilmente” ai Sanniti la ri-fondazione di Nocera, città che anch’egli dice fortificata in precedenza dagli Etruschi; dunque centro pre-esistente, di cui però, dell’epoca etrusca, neppure si sa il nome (Belsito, cfr. p. 22).
Non si mette dunque in dubbio, nel corso di oltre un secolo di storiografia da Orlando a Belsito, che gli Etruschi ebbero a che fare con Nocera, o perché la fondarono, o fortificando il luogo che allora vi corrispondeva e rinnovandola; poi essi vennero sconfitti nel conflitto con le colonie della Magna Grecia, a loro volta sostituite dalle popolazioni italiche.
Perché il nome “Nocera”? Belsito afferma che senza dubbio lo studio delle monete con la scritta “Nuvkrinum” (Nuv-krinium ovvero “Nuova Rocca”) e “Alafaternum” cioè “degli Alfaterni” mostra che si tratti della “nuova fortezza della tribù degli Alfaterni” cioè la tribù sannitica che prese la città, al tempo della sua appartenenza, in funzione privilegiata, alla lega sannitica (circa IV secolo - cfr. p. 22). Poi il nome fu latinizzato in “Nuceria Alfaterna” e infine “Nocera” ma la “u” resiste nel dialetto, osserva Belsito, ancor oggi, nella dizione “Nucaera” (cfr.p. 22).
Delle successive vicende, dalle guerre sannitiche a quelle puniche, a Spartaco e alla lunga fedeltà di Nocera a Roma, è più dettagliata storia.