Ringrazio Eugenio Lucrezi, che di questa poesia inedita scrive, in "Repubblica" del 30 giugno 2019:
Di Legge è un poeta filosofo, razza rara. Unisce logica e analogia senza pesantezze teoretiche, costruisce figure efficaci e lievi, sposa l'astratto con l'epifania di povere cose che si mostrano "per indizio e per cenno".
Ringrazio il giornale.
Pseudo-Aristotele
Se acquisto dev’esserci, come
e cosa potresti,
che già non abbia.
Così la perdita.
L’ancora si conserva nel non più.
Nell’inventario,
accanto a quel che sei,
ondeggia e vibra l’esile cortina
ad altro tempo presente,
che si mostra per indizio o cenno.
Infinito chi non sei, cosa non hai,
come remote stanze
di libri mai letti che attendono.
Una potenza si attiva, o potrebbe,
oppure cade –
lo diresti l’autómaton,
lo stesso che persuade
ogni forma a migrare in altra forma.
Dire: causa,
non basta.
Confusa danza, verità.
Hai già quel che non hai, fuochi
scuri del non ancora
o del mai.
Ma dove, l’ora
e il questo qui.