14 Novembre

Sul conflitto e sulla guerra tra gli uomini

Sul conflitto e sulla guerra tra gli uomini 
“Poeticamente contro la guerra” organizzato da Associazione Culturale "Amarte" di Benevento 
13 novembre 2016 

La conflittualità umana, che ha a che fare con il possesso, la gelosia e l’invidia, è uno dei cavalieri dell’apocalisse, la catastrofe finale del mondo. È il cavaliere rosso, la guerra, con le violenza e le stragi. 
Possiedo i vestiti, la casa, l’auto. Nulla di male in ciò: è per sentirmi più sicuro nella vita che io possiedo oggetti. 
Ma occorre vedere “come “ possiedo. 
E, inoltre: si può ritenersi possessori di persone? Eppure si è “attaccati” e perciò si ritiene di possedere una donna o un uomo. Succede. 

Alla brama di possesso si collegano l’invidia e la gelosia. 
La classica definizione di Spinoza, per cui invidia è forma dell’odio e si manifesta come tristezza per l’altrui benessere e letizia per l’altrui rovina, ha a che fare con il sentimento del possesso: vedo ciò che altri possiede e intendo averlo, o almeno privare l’altro del suo possesso, si tratti di una qualità, di una casa o di persone care. 

Ecco le basi della conflittualità umana, quindi della guerra. Basta studiare la storia, che mostra (lo dico un po’ semplificando) come un mare in cui il pesce più grosso è portato a mangiare il pesce piccolo, prima che un altro pesce lo afferri. 
Eppure, nessuno crede che sia suo interesse uccidere o essere ucciso, o rischiare di esporre sé e i propri cari a tutta la bestialità della guerra. Ora, noi possiamo organizzarci contro la guerra oppure tacere e quindi colludere con quel che avviene. 

Ma è anche vero che, qualunque cosa facciamo, nel momento in cui non portiamo ordine nelle nostre vite, nel momento in cui siamo invidiosi, gelosi e bramosi di possedere, allora noi stiamo ponendo altre basi per il conflitto nella nostra esistenza. Quindi, anche per la guerra. 
Portare ordine e pace nelle nostre relazioni: questo è il primo passo, forse l’unico che ci verrà richiesto in questo periodo in cui ovunque, intorno, divampano le guerre. Il cavaliere dell’apocalisse, la guerra, viene rappresentato dall’arte, in momenti celebri. 

Ecco cosa fa l’arte: può anche esaltare le virtù eroiche e la guerra. Ma non oggi. Nella modernità, dalle grandi immagini di Picasso e altri, alle parole della poetessa slovena Barbara Korun, per cui in veste di assistente in un campo rifugiati lei ha perduto fiducia nell’umanità ed è riuscita a scrivere solo mesi dopo, ai brucianti versi di Ungaretti sui campi di battaglia della I guerra, le posizioni dei poeti e degli artisti sono le più diverse, ma contro e anche forti.

Gli artisti, i poeti, sono come don Chisciotte, ma nel senso che affrontano sempre di nuovo una battaglia impari, e sempre risorgono. Sono parte della coscienza dell’umanità. Sono l’utopia nobile dello spirito. La poesia tenta sempre di continuo la lotta contro i mulini a vento, ma questo non significa l’insuccesso, bensì un tentativo che sempre si rinnova perché risiede nel sempre vivente spirito dell’umanità. E perché non si potrebbe?

Letto 1605 volte Ultima modifica il Lunedì, 05 Giugno 2017 13:42