Lettera agli amici del tango
Cara amica o amico del tango, credo tu sappia bene di cosa parlo.
Lo dico sùbito: a volte, negli ultimi anni, mi sono sentito tradito dal tango come da un amore che si comporti male. Eppure il mio rapporto con il tango, pur essendo sempre complicato e difficile, era sempre un rapporto da innamorato, da entusiasta.
Capisci di cosa sto parlando, o sei così fortunato che non ti è mai successo?
Riconosci le serate no, incontri deludenti, il rifiuto della donna con cui vuoi ballare, il mancato invito dell'uomo con cui vorresti, il contatto con chi non vorresti, le insistenze, la maleducazione, le scorrettezze accidenti nella coppia e con altre coppie, i maestri improvvisati e incompetenti, nevrotici o nevrotizzati, i piccoli imbroglioni attenti al centesimo, il negativo che viene dall'esterno, oltre quello che viene da te?
Qui posso fare poco. Posso evitare fino a un certo punto quel che mi viene da altri, ma ho cominciato a guardarmi e a domandarmi, negli ultimi tempi, per vedere almeno quanto fosse mia colpa, se mi sentivo così deluso nelle mie attese. Cominciavo a vedere che il tango, essendo qualcosa di potente, poteva creare illusioni e delusioni. Proprio così: crea successi, talenti, ma anche delusi e padreterni spostati.
E così oggi la vaga domanda che dapprima ho posto a me stesso ha cominciato a prendere forma. È diventata così: – ma che cosa vuoi tu dal tango veramente, e cosa puoi veramente chiedergli?
Forse te la sei già posta? Rispondi, se puoi.
A me è tornata un'immagine di qualche anno fa, alla Baldosa, una milonga di Buenos Aires che un amico napoletano esperto mi fece conoscere: un luogo veramente cosmopolita, un grande pavimento rettangolare leggermente sopraelevato e circondato da tavolini, dove la gente è più vicina alla gente, e tutti ballano con tutti, e s'incontrano insieme i campioni del mondo di anni diversi, e i ragazzi delle province argentine venuti a divertirsi, e i turisti di tango e ballerini, dalla Grecia al Giappone. Era l'agosto del 2010, andammo là due o tre volte, ma di tutte le conoscenze tanguere il ricordo mi ha portato una ragazza della provincia, credo Ines, che, dopo una bella tanda di milonga, mi salutò con semplicità, dicendomi: – gracias, señor, muy cortés. Ricordo adesso il calore e la tenerezza di quella presenza femminile, la perfetta comprensione dell'alfabeto universale del ballo, il saluto sudamericano lontanissimo e vicino di un persona che, come spesso nel tango, non avrei più rivisto.
Che c'entra questo con quel che dicevo?
La risposta alle mie domande – cosa cerchi e cosa puoi veramente volere dal tango – è proprio nella semplicità e nella spontaneità di quella ragazza.
Per dir meglio: lascia che il tango entri nel tuo spirito, e che sia importante per te. Il negativo, come sempre, non puoi mai toglierlo del tutto ma puoi accogliere la bellezza, l'armonia, il sentimento elevato.
Al contrario, se qualcuno vuol essere qualcosa di troppo o di sbagliato nella corrente viva del tango, forse lo tradirà; se invece tu lasci che il tango entri e prenda casa dentro di te e sia – esso – importante, e ti metti in ascolto, allora ti prenderà con sé e ti terrà con sé, e non ti tradirà.
Lo dico prima a me stesso: non lasciar perdere qualcosa di tanto grande, solo per qualche problema che ti porta.
Questo voglio dirti, una delle poche cose che mi sembra di cominciare a comprendere: lascia, se puoi, che il tango sia importante per te. Forse aiuterà te e me a viverlo e a vivere la vita in modo migliore.
Senza volere altro che la semplicità e la spontaneità, e con una precisazione: si tratta della semplicità e della spontaneità di un'opera d'arte. Immagina: stanno costruendo un'opera d'arte da oltre cent'anni e a cui collaborano, insieme, milioni di artisti di tutto il mondo.
Bene, il tango argentino è quest'opera d'arte collettiva, memoria vivente dei padri, fatta di movimenti e musica.
Ci puoi essere anche tu. Forse non ti piace sentirti un po' artista? Ma è nella natura di ognuno.
Gli artisti siamo noi. Ma la semplicità e la spontaneità del tango, come nelle opere d'arte, si perfezionano sempre, e ogni tango può essere un piccolo capolavoro: dipende da come tu lo ospiti, dalla cura che gli hai offerto: è il risultato di un lavoro di miglioramento.
Perciò, senza spirito di competizione, guarda te stesso, guarda i più bravi e cresci, anche nel tango. Fàllo abitare dentro di te, ascolta. Il tango può essere difficile, ma vedrai che da sùbito e sempre meglio può parlarti e farsi capire, se lasci che sia importante, e cresca con te, e non lo tradisci con atteggiamenti sbagliati e con false attese: perché qui non si tratta di una sola donna, di un solo uomo. C'è tutta l'umanità. Dunque ti vengono momenti e sentimenti più grandi di te, e inspiegabili.
10 agosto 2012