18 Aprile

G. B. Rimentano, Multidimensionalità, psiche e cosmo in Giordano Bruno La Finestra Editrice, Lavis (TN), 2022. Nota di lettura. In evidenza

Giovanni Battista Rimentano:

Multidimensionalità, psiche e cosmo in Giordano Bruno

La Finestra Editrice, Lavis (TN), 2022

Nota di lettura

I contorni dello studio in questione ci vengono subito mostrati da Maurizio Cambi, in Presentazione: «La sostituzione del centro fisico con la mens umana è una scelta bruniana alimentata dal desiderio ardente della conoscenza»[1]. Pertanto la prospettiva sembra essere quella dell’uomo: «la mente diventa punto esclusivo dal quale guardare e pensare il mondo per poi operare, con efficacia»[2].

Se viene già qui individuata una significativa relazione tra mente e cosmo (psiche e cosmo sono appunto parte del titolo), occorre dire che per Giordano Bruno la magìa fu un punto di vista, ma non l’unico, di cui egli parlava, insieme a quello della scienza del tempo divisa, grosso modo, o confusa tra magia e scienza, nel contesto del suo impegno per il libero pensiero, come testimoniano la sua vita e morte.

Per Rimentano, nostro contemporaneo, resta comunque valido in un altro e connesso senso, ciò che egli chiarisce: «In entrambe – natura e mente umana – agiscono processi analoghi»[3]. Ciò infatti si può sostenere anche oggi e se al tempo di Bruno l’epistème è la scienza-magìa ­in accezione di scienza sorretta da immaginazione, memoria e Ars memoriae, signoreggiate dal mago – Rimentano sceglie di analizzare «le intuizioni (e le anticipazioni) di Bruno alla luce [di] psicologia, matematica, neuroscienze ecc.»[4]– saperi attuali che sono anche nella sua formazione.

Ne risulta una versione inedita del pensiero di Bruno. Quel che non cambia, non dovrebbe, è la «inesausta determinazione nell’attivare e potenziare le proprie facoltà»[5] da parte dell’uomo,come è p. e. negli eroici furori (ma non è anche nella visione delle corrispondenze e nelle vicissitudini tra microcosmo e macrocosmo?).

Pone sotto forma di domanda l’autore, all’inizio della sua Prefazione: «Cosa lega e vincola tra loro psiche, cosmo e multidimensionalità nella speculazione filosofica di Giordano Bruno»[6]?

E tuttavia, prosegue Rimentano, la multidimensionalità «si affaccia nella storia della matematica solo a partire dal XIX secolo e nel campo della fisica se ne parla oggi soltanto»[7]. Dunque Giordano Bruno non poteva intendere le cose di cui parla proprio come oggi vengono concepite, ma la tesi di Rimentano è che, a suo modo, il suo pensiero poteva implicarlo. Ora, se rispetto «ai dilemmi materia/spirito, mente/corpo, psiche/cosmo […] la prospettiva filosofica bruniana potrebbe sembrare a prima vista inattuale […], ciò è vero solo se aderiamo a una linea interpretativa del suo pensiero che tende a collocarlo in una fase prescientifica, al di qua della modernità […] E tuttavia […] la prospettiva bruniana potrebbe rivelarsi persino più attuale di quella di Cartesio o dell’attuale approccio postcartesiano, consentendoci di andare oltre il dualismo di psiche e materia, […] aprendoci agli scenari possibili di una modernità altra, che forse ancora ci attende».[8]

Il saggio, quindi, intesse connessioni tra alcuni punti chiave del pensiero di Bruno e gli attuali saperi come la topologia, le geometrie dei frattali e proiettiva, la singolare bi-logica e il pensiero di I. Matte Blanco, ravvisando «interessanti corrispondenze tra stati della materia e stati mentali»[9].

Come si svolge dunque il discorso? Mi fermerò ai fondamenti, nei limiti d’una nota di lettura.

Per cominciare, la risposta viene cercata e trovata, mi pare, individuando la corrispondenza tra la matematica come intesa da Bruno e la topologia, vedendo esservi corrispondenza tra materia incorporea multidimensionale­ che in sé contiene tutte le forme —materia-mater vivente che dal suo seno estraele forme, essendo suscettibile di esprimerle tutte e al contempo non possedendone alcuna in particolare[10] — e il potere immaginativo della mente umana che esprime la stessa attitudine attraverso quel seno d’inesauribili forme che è lo spiritus phantasticus[11].

Bruno cerca insomma la via della coincidenza materia-spirito, in quel corpo vivente plurale che è il mondo, non attraverso una serie di catene parallele di attributi condivisi tra cose e idee (ché altrimenti Bruno sarebbe Spinoza), ma in senso multidimensionale come oggi inteso dalla bi-logica di Matte Blanco, ossia come possibilità che possano esservi più mondi nello stesso punto!

Sentirei di dire, avendo letto il saggio di Rimentano fin da quando era in abbozzo, che non si tratta tanto di un saggio storico, ma di un saggio teoretico, nel quale peraltro trovano posto una serie di considerazioni portate avanti da scienze diverse. Se questo non esenta dal conoscere gli studi su Giordano Bruno, l’autore del saggio nel caso non ha affatto necessità, a mio modo di vedere, di esplorare ed esaurire la totalità di quel pensiero, quale si ritiene che il lontano e illustre pensatore precisamente abbia pensato. Si deve ribadire che, alla luce di intuizioni e scoperte successive e contemporanee, Rimentano trae e chiarisce implicazioni e conseguenze che forse Bruno stesso intendeva, ma che non poteva ancora, sulla base del sapere dell’epoca, argomentare al modo di oggi. Insomma direi: l’autore di un saggio teoretico sul pensiero di altro autore è tenuto a conoscere quel pensiero, fin dove egli ritiene di spingersi per poter svolgere le proprie tesi, non certo per ripetere quelle dell’altro[12].

Appare allora evidente che ciò che «lega e vincola tra loro psiche, cosmo e multidimensionalità nella speculazione filosofica di Giordano Bruno»[13] possa oggi essere meglio compreso grazie alle conoscenze contemporanee che vanno illuminando lo spirito visionario di quell’autore.

L’idea «centrale» del saggio di Rimentano – che l’universo di Bruno sia non «tridimensionale, ma multidimensionale» — si svela quindi come un’idea di «sorprendente attualità»[14].

Quanto alla matematica di Bruno, precisa l’autore, si tratta di una «matematica dell’immaginazione» che «non sollecita soltanto forme di pensiero logico-dimostrativo, ma esercita attivamente anche le potenzialità insite nell’immaginazione e nell’emozione»[15]. Direi quindi che la strada per connettere all’attualità scientifica il pensiero di Bruno, così diverso eppure così gravido di conseguenze, così suscettibile di prestarsi a riferimenti al futuro scientifico-matematico e psicoanalitico, viene aperta proprio là dove oscilla e sembrerebbe divergere dalla strada maestra delle scienze. Se il pensiero di Bruno è connesso a una epistème che risente di altri speciali pensieri dell’epoca (si cita p. e. il “simbolismo per immagini matematico-analogiche” di Cusano)[16], se nel saggio ci si propone di considerare «la nozione di dimensione e di spazio multidimensionale dal punto di vista di una matematica à la Bruno»[17], immediatamente dopo Rimentano passa a considerare la matematica e la geometria di oggi: «I concetti di dimensione e di spazio multidimensionale rientrano oggi [nella] topologia»[18].

Topologia, ecco un altro concetto fondamentale, importante per comprendere l’approccio seguito in questo saggio. Seguiamo l’autore nel modo di introdurlo, rivisitando in maniera esemplare il mito platonico della caverna[19].

Se noi siamo usi a percepire le proprietà del contesto fisico in cui ci troviamo di fatto, essendo quelle in un certo modo, è molto facile che per tutta la vita si continui a percepirle e sentirle in quel modo, senza sospettare che vi siano altre proprietà non percepite, a meno che non cambi la nostra disposizione a percepirle. Spazio del nostro quotidiano che è anche emozionale, psichico, come i risultati degli studi di antropologia culturale e di storia delle religioni sembrano mostrare: il contesto in cui si vive, la percezione di questo, può diventare decisivo, significativo a tutti i livelli della mente e della vita dell’uomo che li vive. Per cui, topologia è appunto «il sospetto di essere in una caverna»[20] ovvero d’essere condizionati nel percepire da certe coordinate dello spazio in cui si è, ma che possano anche esservene di altre e diverse. È così che Rimentano introduce la possibilità della multidimensionalità, connettendola al carattere “umbratile”[21] della res, di quel che consideriamo la cosa, laddove essa consiste in “ombra di idea”, come si trova espresso in De umbrisidearum. Se la realtà ultima, in sé o almeno in quanto a noi intellettualmente accessibile, dipende in qualche modo (anche) dalle idee, ebbene le cose come le percepiamo non sono, di tali idee, che le ombre. Ulteriore complessità tutto questo può assumere nel contesto-pensiero di Bruno, nella visione dell’universo in funzione/potere del mago, attraverso l’uso congiunto di memoria e immaginazione nella mnemotecnica, da Bruno costruita in modo proprio, ma anche sulla scorta di altre modalità di arte della memoria molto più antiche o presenti a quel tempo (tra le quali, quella di Raimondo Lullo). Rimentano se ne serve per venire alla relazione tra tali pensieri di Bruno e la “geometria proiettiva[22], passaggio che ci serve per intendere «il tema dell’ombra e dell’umbratilità costitutiva di cosmo e psiche secondo Bruno»[23]: se le cose che crediamo reali non sono che ombre, sarà importante comprendere, secondo il sistema di riferimento usato, ma in nuova luce, come tali ombre, nella loro mutevolezza d’essere che appare, possano mutare nel loro apparire e dunque si capirà anche la relazione tra mente e mondo, le cose come le pensiamo e le cose come sono.

Come va quindi pensata la geometria proiettiva, in tal senso? Secondo Rimentano, si può definirla come «lo studio del carattere umbratile della presenza nelle caverne multidimensionali della nostra esistenza. Nei termini della geometria proiettiva, i processi proiettivi legati ai fenomeni d’ombra pongono la questione della perdita di informazioni e dimensioni»[24] con le problematiche afferenti a tale modo di vedere e che riguardano non solo la psiche, ma lo stessa luogo in cui ci troviamo, «in cui vibra fluttuante ogni presenza e avvertiamo l’ondivaga natura del nostro stesso ubi consistam»[25].

Anche la mente, come viene appunto descritta da I. Matte Blanco, se si ammette, come egli fece, che la psiche si può configurare una sorta di spazio fino a n-dimensioni, ci consente di pervenire alla concezione d’uno spazio, d’un ondivago luogo «in cui tutte le cose – vicine e lontane, passate e future, grandi e piccole, reali e immaginarie – stanno insieme»[26]. È la descrizione della mente secondo la bi-logica formulata da Matte Blanco, quella del sogno, della visione di qualche tipo e dell’immaginazione. Ma è evidente il riferimento di tale suscettibile multi-dimensionalità anche al cosmo, al cosmo come alla psiche, o meglio a questa in quanto micro-tutto e parte-corrispondenza al tutto.

L’essere psichico ha più dimensioni del pensiero – ciò si può facilmente intendere, se dicendo pensiero ci si riferisce a una dimensione canonica e usuale del pensare secondo logica bivalente o aristotelica, fondata sul principio di non-contraddizione. Ma l’essere psichico ha almeno tante dimensioni quanto il mondo reale, di cui quello psichico è congenere e parte. Oltretutto, la dimensione psichica va considerata anche in funzione del fatto che accediamo ad una consapevolezza topologica della multidimensionalità, nella misura in cui «il “visivo” attinge alle profondità più estese del “sentire”»[27]. Quindi, a giudizio dell’autore, attraverso la «consapevolezza topologica, nel sogno come nella veglia»[28], ci si rende conto di una realtà proteiforme, che apre l’uomo al cosmo infinito e mutevole. Le cose non sono come sembrano o non solo.

Dopo il primo capitolo introduttivo, passando in rassegna i temi dei vari capitoli, il secondo è sulla materia, intesa anche come «memoria delle infinite forme che è in grado di assumere»[29].Il terzo tratta della mano[30], in Bruno vista, tra l’altro, come vero elemento di differenza con gli altri animali, con relative implicazioni, fino a quelle biologiche e neuroscientifiche; il quarto, è su mnemotecnica e immaginazione – tenendo fermo con Bruno il punto della unità e buona circolarità mente-natura; si passa poi al penultimo capitolo (il quinto), sulla relazione tra luce-ombra e geometria proiettiva attraverso quella che Rimentano definisce come «fisica multi-dimensionale della luce» di Bruno[31], che «appare oggi del tutto plausibile, se teniamo conto della concezione elettromagnetica della materia»[32]; per finire con le considerazioni intorno a “Geometria e topologia dell’arte della memoria di Giordano Bruno”.

Il viaggio tra i luoghi intriganti del pensiero di Bruno e la loro connessione con le idee attuali è forte, mosso e vivo, attraente. Al lettore che vuole intraprendere il cammino, il compito e il piacere di compierlo. V’è qualcosa in Bruno, nel suo stesso invito, come una provocazione. Ma, siccome credo di aver dato anche qualche idea sul modo di procedere di Rimentano, ritengo che ci sia da riflettere, anche sulla base di questo lavoro, sul tema dell’attualità di Giordano Bruno. Anche in questo caso, le idee non sono mai morte, ma quelle buone rivivono sempre per mano di qualcuno che sia in grado di vedere. Pertanto si giustifica in pieno ciò che scrive in partenza Cambi, per il quale possiamo ritenerci in debito di gratitudine, «per gli esiti della ricerca e per gli stimoli che il volume offre»[33].

Giovanni Battista Rimentano è membro della Società Filosofica Italiana e del Direttivo della Sezione salernitana. È docente di Storia e Filosofia nei Licei..

Maurizio Cambi è Professore ordinario di Storia della Filosofia. Insegna Storia della Filosofia moderna e contemporanea presso il corso di Laurea di Scienze della Formazione e Storia della Filosofia del Rinascimento presso il corso di Laurea in Filosofia dell’Università degli studi di Salerno.

[1]Cf. la Presentazione a cura di M. Cambi, in G. B. Rimentano, Multidimensionalità, psiche e cosmo in Giordano Bruno, La Finestra editrice, Trento 2022,p. 6.

[2]Ibidem.

[3] Ibidem. Ma «la mathesis qui sottesa [in Giordano Bruno, n. d. r.] è una matematica dell’immaginazione”» (p. 10), un «pensiero per immagini» che Rimentano tratta mediante la «topologia […], consapevolezza del Luogo in cui ha luogo la nostra esperienza» (ivi, p. 10). Tutti i corsivi qui in citazione risultano nel testo.

[4]Ivi, p.7.

[5] Ivi, p. 6.

[6]Ivi, p. 9

[7] Ibidem.

[8]Ivi, p. 44.

[9]Ivi, p. 9. Ma «[…] attraverso l’arte della memoria di Bruno […] esplorando la tridimensionalità […] ci addentriamo nella multidimensionalità di psiche e cosmo» (p. 10).

[10] Ivi, pp e. a p. 43-47

[11] Ivi, pp. 66 sgg.

[12] Da questo punto di vista, allora, sfuma la differenza, che potrebbe apparire molto netta, tra punto di vista storico e teoretico.

[13]Ivi, p. 9

[14] Ivi, p. 11.

[15] Ivi, p. 13.

[16] Ibidem.

[17] Ivi, p. 14.

[18] Ibidem

[19] Ivi, pp. 14 sgg.

[20] Ivi, p. 18.

[21] Ivi, p. 19.

[22] Ibidem.

[23] Ivi, p. 20.

[24] Ivi, pp. 19-20.

[25]Ivi, p. 18.

[26]Cit. R. Rucker, La quarta dimensione.La quarta dimensione. Un viaggio guidato negli universi di dimensione superiore, tr. it. di G.O. Longo, Adelphi, Milano 1994, p. 89, citato in G. B. Rimentano, Multidimensionalità psiche e cosmo in Giordano Bruno, cit., p. 38.

[27] Ivi, p. 41.

[28] Ibidem.

[29]Ivi, p. 53. Ma anche nel corso dell’opera, nei successivi capitoli, nelle note, si torna all’argomento.

[30] In forme «del tutto nuove e inusitate» (p. 70) sulla scorta di luoghi aristotelici e altri del pensiero antico; sulle differenze, vedi le pp. 88 sgg.

[31]In particolare si veda da p. 136 in poi; su questo, sul tema della umbratilità e dell’ombra, e sulle implicazioni sul piano del simbolismo in generale, vedi anche il c. 2, pp. 59 sgg.

[32]Ivi, p. 37.

[33] Ivi, p. 7.

Letto 140 volte Ultima modifica il Venerdì, 18 Aprile 2025 11:53