29 Ottobre

Amore e dipendenza 2. Secondo intervento in "Attraverso filosofia e psicologia" alla Biblioteca Comunale "Pucci" di Nocera Inferiore.

Nocera Inferiore, 28 ottobre 2016 
Schema del secondo intervento tenuto alla Biblioteca Comunale 
nel quadro dell’iniziativa “Attraverso filosofia e psicologia: la dipendenza” 

“Amore e dipendenza” 

1) Richiamo brevemente i concetti dello scorso incontro … 

Concetto di relazione: relazione è fulcro dell’esistenza … Noi intendiamo per relazione l’essere in contatto. Siamo noi in contatto con cosa? Con cose, persone – o con immagini di cose e persone? O v’è contatto, relazione (emozionale/d’immagine) tra l’immagine che ho di te e l’immagine che ho di me stesso? 
Concetto di dipendenza, come rapporto subordinato, è forma di relazione ma s’intende non positiva. 

2) e, in questa occasione, il concetto di relazione d’amore/(di dipendenza d’amore): quindi, se ogni relazione è tra immagini, tuttavia, che relazione d’amore può esservi tra immagini di sé e dell’altro e non tra “reali” persone? Oppure può esservi relazione con l’altro, senza immagine? 

In ogni caso, nella relazione, se essa è di dipendenza, forse sono “attaccato” (modalità infantile) a te, perché in tale attaccamento io sento una forma d’energia? Come dipendo dal mobilio e sono (potrei essere - detto per estensione del concetto di attaccamento, propriamente usato in psicologia) attaccato al mobilio, alla fede, al libro, alla famiglia … Io sono attaccato, e dipendo – dipendo per darmi prestigio sociale, posizione, comodità, … sicurezza, ma nel modo sbagliato. Allora la relazione è dipendenza, anche come forma di attaccamento … forma che non sarebbe per l’adulto. 

Neruda ha scritto molto sull’amore. Ecco parte di una poesia, “Se tu mi dimentichi” … che fa al caso nostro.

Voglio che tu sappia una cosa. 
Tu sai com'è questa cosa: 
se guardo 
la luna di cristallo, il ramo rosso 
del lento autunno alla mia finestra, 
se tocco 
vicino al fuoco 
l'impalpabile cenere 
o il rugoso corpo della legna, 
tutto mi conduce a te, 
come se ciò che esiste, 
aromi, luce, metalli, 
fossero piccole navi che vanno 
verso le tue isole che m'attendono. 

Orbene, 
se a poco a poco cessi di amarmi 
cesserò d'amarti a poco a poco. 
Se d'improvviso 
mi dimentichi, 
non cercarmi, 
ché già ti avrò dimenticata. 

Se consideri lungo e pazzo 
il vento di bandiere 
che passa per la mia vita 
e ti decidi a lasciarmi alla riva 
del cuore in cui ho le radici, 
pensa che in quel giorno, 
in quell'ora, 
leverò in alto le braccia 
e le mie radici usciranno 
a cercare altra terra. ( … ) 

Non si può certo definirla, questa, una poesia dell’attaccamento, o della dipendenza, ma come poesia dell’amore autonomo, un esempio dell’amore maturo. 

Ma, invece di amore, trovo dipendenza e attaccamento, attaccamento come forma della dipendenza. Come da cose; così da persone come da (come se fossero) cose. Così nella relazione d’amore. 

Eppure, a parte la nostra tradizione platonica, fortuna che l’amore vi sia: fortunatamente, v’è ancora quel sentire, altrimenti non saremmo stati educati, non saremmo esistiti. 

3) E invece d’amore trovo possesso … POSSESSO: POSSESSO COS’E’, e NON E’ esso FORMA DI DIPENDENZA? Possedere non è ancora un dipendere, e chi possiede, almeno in un certo modo, non solo chi viene posseduto, non entra in una forma del dipendere? Come io intendo la parola “possesso”? 

Io possiedo i miei vestiti, l’auto, la casa … se qualcuno me li portasse via, sarei irritato perché interiormente mi sento privato di quel sentire … sentire del possesso. MI sentirei diminuito. 
Ma ti possiedo come moglie o marito? O figlio o genitore? Se credo che ti possiedo, è amore? Possiedo te come possiedo un’auto, un cappotto, perché del posseduto mi sento molto ricco e ne dipendo … quando dico che possiedo una persona, p. e., non voglio che quella persona neanche guardi qualcun altro. Quando considero mia quella persona, è amore? 

Vengo catturato nel labirinto del desiderio, delle immagini. La mente desiderante crea un modello in cui viene presa. Possedere crea una barriera riguardo all’amore. Tale possedere, senso di appropriazione, dipendenza, lo chiamo amore? … 

E al possedere posso ricondurre invidia, gelosia … i sentimenti connessi … Si considerino le classiche definizioni, per avere un’idea, per pensare invidia e gelosia: invidia dunque è “odio, come tristezza per l’altrui benessere e l’esser lieto per l’altrui disgrazia” (Spinoza).

Ma provo a domandare: quale la causa di letizia/tristezza? E rispondo: la brama di possesso! Odio l’immagine della persona che possiede, e ne sono invidioso; l’immagine viene investita di un’emozione, forma dell'odio secondo Spinoza; SI VEDE COME SIA OPERANTE QUI LA BRAMA DI POSSEDERE: si desidera possedere quel che non si possiede, o toglierlo all’altro … si trattano le persone come fossero cose, e le cose in modo che io ne dipenda … Si vede anche, quindi, come nella gelosia, nell’invidia, nella paura di perdere sia presente il sentimento del possesso. 

4) … DUNQUE cos’è in tal caso la cosa chiamata amore? Cos’è il nostro modo d’ amore? Quando dico di amare, conosco la gelosia, la paura, ansietà, rabbia, ira … Quando dite che amate qualcuno, tutto ciò è implicato: invidia, desiderio di possedere, di appropriarsi, di dominare, paura di perdere … 
Tutto ciò chiamo amore e non conosco amore senza paura, senza invidia, senza possesso; solo ne parlo e menziono lo stato d’amore in cui non v’è paura e lo chiamiamo impersonale … ma il fatto è che sono geloso, dominatore, possessivo. 

Siamo così, invece di provare amore vero … Nel momento in cui vedessi realmente l’altro nell’amore, con o senza immagine, io non invidierei e non sarei geloso né possessivo né paragonante. Conoscerei quello stato dell’amore in cui questi caratteri non vi sono.

Letto 1477 volte Ultima modifica il Lunedì, 05 Giugno 2017 14:32