Queste brevi presentazioni non sono il lavoro di uno storico. Vogliono essere solo introduzioni ai monumenti presenti nel luogo in cui vivo, dovute anzitutto a me stesso, come aumenti parziali della mia consapevolezza. Ma sono anche per gli altri che vogliano essere informati.
E la mia conoscenza dei luoghi, in questi tre anni, si è venuta precisando.
So di trovarmi in un luogo privilegiato della storia, in cui ogni pietra avrebbe da raccontare.
Auspico che in un giorno non lontano i restauri al Castello vengano completati; e, assieme al complesso conventuale francescano di S. Antonio, ora centro di cultura, anche l’altro grande convento all’estremo opposto del Borgo di Nocera Inferiore, quello di San Giovanni, possa essere restituito ai viventi e riprendere in pieno la propria funzione; anche in tal senso, adesso, muovono i tentativi del Comitato di Quartiere di via Solimena, per quanto possa fare un Comitato di quartiere. Senza dimenticare, ma in ordine di utilità e di possibilità, la grande caserma “Tofano”, la “caserma rossa”, ovvero l’ex palazzo ducale Carafa, e il Castello, in cui, come per San Giovanni, parte del restauro è già stata avviata; la chiesa del Corpus Christi, all'inizio del Borgo, a fianco del Palazzo Carafa; e, all'altra estremità, il convento domenicano femminile di S. Anna, ricco di storia, quasi otto secoli di vita, di affreschi e di tele.
Visito il complesso di Sant’Antonio martedì 12 novembre 2018, per via della cortese disponibilità del Dott. Mario Pepe, che è una delle anime, di certo molto disponibile e vivace, del consistente movimento culturale intorno e dentro il Monastero, centrato sull’associazione cd. “Università delle tre età Nuceria” di Nocera Inferiore, e con il permesso del Padre Superiore, Padre Michele Alfano.
Il complesso è formato dalla grande basilica dedicata al Santo francescano, in origine (1256-1290 ca.) dedicata a San Francesco, poi ai SS. Antonio e Francesco e infine a S. Antonio.
Oggi il complesso di S. Antonio consiste non soltanto della Chiesa e del grande Convento ma anche della Biblioteca “S. Antonio Dottore” in cui è in atto l’informatizzazione del catalogo dei volumi, sempre curata dal Dott. Pepe; del Museo provinciale dell’Agro, molto interessante, con reperti risalenti alla preistoria, ai greci e ai romani; della Pinacoteca e della Sala Convegni.
Il libro su S. Antonio in Nocera Inferiore, regalatomi per l’occasione, è doviziosa fonte di foto e di notizie.[1]
Come è noto a molti, il francescanesimo è stato una delle due grandi ali su cui volarono nel medioevo le università e la cultura della Chiesa, ovvero la cultura ufficiale. L’altra fu quella dei Domenicani: da un lato soprattutto San Bonaventura da Bagnoregio, Giovanni Duns Scoto, Guglielmo di Ockham (ma San Francesco d’Assisi compone tra l’altro il grande Cantico di Frate Sole); dall’altro, Alberto Magno e S. Tommaso d’Aquino.
Dunque in tal senso è appropriato parlare di cultura francescana; e i conventi ne furono a più riprese i fuochi, come adesso, direi, in S. Antonio, in cui l’aspetto culturale religioso e confessionale è dato dai frati (tornati al Convento solo nel 1951) e dalla Confraternita dell’ Immacolata Concezione, mentre l’altro lato, non decisamente confessionale ma laico, consiste nella presenza dell’Associazione culturale dell’ “Università delle tre età Nuceria”.
La presenza dei francescani in Nocera fin dal Medioevo è attestata dalla presenza nella città di ben quattro grandi conventi: S. Antonio (Frati minori Conventuali), S. Chiara (femminile, ex-clausura), S. Andrea (Cappuccini, istituito per volere del duca Alfonso Carafa nel 1563) e S. Maria degli Angeli, al confine con Nocera Superiore, costruito intorno al 1592.
D’altro canto, la presenza domenicana è attestata, all’altro estremo del Borgo, dal grande Convento, S. Giovanni in Parco, purtroppo oggi in soluzione di continuità dei restauri molto bene iniziati. Insomma, a Nocera Inferiore non mancò rappresentanza importante dei grandi ordini spirituali del cristianesimo medioevale.
- Antonio, all’inizio dedicato a S. Francesco, venne fondato per volere dei Filangieri (“filii Angerii”, ovvero i discendenti del normanno Angerio, morto nel 1117, il cui figlio Guidone fu vicino a Federico II ed è sepolto in basilica col fratello Giordano II maestro di teologia) e terminato forse nel 1286 o 1287. Resta traccia dell’origine gotica, tra l’altro, nel portale, del XIII secolo, ma il portico antistante il portale potrebb’essere romanico, per la diversa morfologia (ovvero a tutto sesto) degli archi.
Il chiostro attuale, situato a mano sinistra per chi si pone davanti alla facciata della basilica, è costruito nel XVI secolo o a partire da quel tempo, per l’intervento dei Carafa.
La basilica in origine ha due entrate, una dall’attuale piazza mercato, l’altra dal rione Pietraccetta, sul retro dell’altare maggiore; poi questa viene chiusa.
Il complesso, con il sovrastante castello, è teatro del cd. “scisma d’Occidente della Chiesa” (1383 ca.); nell’attuale museo provinciale si trova la “Sala della congiura” dove, dopo il rientro della sede papale da Avignone, e stando allo scritto del Calenda (romanzo, XIX secolo), i Cardinali ribelli a Bartolomeo Prignano, ovvero Papa Urbano VI, ordirono contro di lui la congiura che portò prima parte dello scisma. Vi furono due papi, poi addirittura tre; è certo è che Urbano VI si rifugiò al castello di Nocera, sostenuto dai feudatari locali, mentre i cardinali probabilmente alloggiarono al Borgo, e tutto il luogo in cui oggi abitiamo fu teatro della prima drammatica fase della vicenda con la resistenza del papa alle truppe angioine e la sua fuga.
Dal XV secolo il Convento, come altri luoghi, è sede di “parlamenti” nocerini, a cui facevano capo le “universitates”, le associazioni di cittadini allora corrispondenti ad attuali quartieri o comuni, ognuna con sindaco e parlamento, composta da almeno 60 cittadini (nel Cinquecento) per adottare insieme le delibere.
Nel 1521 Tiberio Carafa acquista Nocera con Pagani. Il nipote Alfonso (m. 1580) inaugura e conclude il periodo di massima prosperità della famiglia.[2] Ne risente il complesso francescano. Il campanile è di poco anteriore, o almeno rifatto nel 1507-8; gli altari di S. Antonio e dell’Immacolata sono del 1578 e rispettivamente del 1583; non mi è stato possibile distinguere, nella mia visita, l’altare di San Francesco, di cui si parla nel libro che ho citato.
La sacrestia risale al Cinquecento e così la struttura conventuale, con un pregevole lavabo fors’anche di epoca anteriore; il chiostro viene datato nel periodo dal Cinque all’Ottocento.
La grande e monumentale scala di accesso al Convento e alla Chiesa viene invece fatta risalire, con qualche dubbio, agli anni 1683-6.
Nel XVII secolo il Convento diviene luogo di istruzione, noviziato e guida religiosa; alcuni vescovi di Nocera sono stati o sono francescani; S. Bonaventura da Potenza trascorre qui il noviziato (1666-7). Anche qui, con la cultura religiosa, quella scientifica conosce un’altra buona stagione. Com’è noto, alcuni presupposti metafisici del francescanesimo sono legati all’amore del mondo terreno in cui traspare la luce del Creatore, e di conseguenza si è attenti all’empirismo della ricerca.
Esiste ancora, dopo secoli di collaborazione con i frati, la Confraternita dell’Immacolata Concezione, con la sua sede adiacente la Chiesa, situata nel corpo centrale del complesso.
Nel corso del XIX secolo, il complesso conventuale resta preso in due gravi conflitti degli Stati con la Chiesa, che portano per due volte alla soppressione quasi totale degli ordini al fine di incamerarne i beni e alla quasi scomparsa della loro funzione sul territorio.
In un primo momento, a inizio Ottocento (1807), si dichiara da parte dello stato napoleonico l’inutilità degli ordini religiosi (nell’ambito della concezione “gallicana” dello Stato francese) e avvengono le loro soppressioni, parziali o meno. Il Convento di S. Antonio viene chiuso, tre su quattro campane vengono fuse.
Un propizio interludio vede il restauro della Basilica da parte dell’architetto Rosalba (1829-36): poiché l’originario soffitto della Chiesa in cassettonato ligneo è ormai pericolante, la struttura gotica della soffittatura viene in gran parte sostituita con l’attuale volta a botte in muratura (mentre la crociera in muratura, in fondo verso gli altari, resta quella gotica).
La chiesa viene dedicata a S. Antonio.
Il restauro interessa il campanile e il tetto, oltre che la sostituzione del cassettonato. Gli effetti sono visibili in foto d’epoca, o almeno si può vedere la facciata nella sua versione anteriore.
Ma, con il Regno d’Italia, il Convento viene investito da un altro momento di soppressione di ordini e di incameramento dei beni da parte dello Stato. Al punto che Chiesa e Convento diventeranno caserma e deposito militare fino a termine della II guerra mondiale, e, dopo di questa, daranno ospitalità a sfollati e senza tetto.
Il rientro dei monaci e una conseguente ripresa dei restauri avvengono solo nel 1951.
Da quel momento a oggi sono trascorsi circa settant’anni e il Convento ha ripreso ancora la sua funzione culturale, come ho detto all’inizio, con la Biblioteca (nonostante le spoliazioni e gli incendi, si stimano esservi ancora 16.000 volumi tra cui alcuni pregevoli testi antichi), il Museo, la pinacoteca e la ospitale e attrezzata sala convegni; e una serie di manifestazioni ospitate dai Padri – tra l’altro, qui si svolgono gli incontri della “U.T.E. Nuceria”, l’Associazione Culturale “università delle tre età”. La funzione del Convento si è accresciuta negli ultimi anni, tanto che, almeno in alcuni giorni della settimana, tutta la parte al piano in cima alla scala centrale, ovvero piano basilica e chiostro, risulta movimentata, interessata da riunioni, convegni, lezioni.
Ringrazio per la disponibilità il Dott. Mario Pepe e il Superiore, Padre Michele. Le foto che mi sono state consentite sono al link “Galleria/Nocera Inferiore”.
[1] G. Salierno-V. Piccolo, Il Convento di S. Antonio in Nocera Inferiore, ed. Nocera Inferiore, 1998.
[2] Il suo celebre palazzo, costruito alla metà del Cinquecento, dovrebb’essere l’attuale caserma Tofano.