.Breve presentazione del libro di poesia con particolare riferimento alle versioni in altre lingue (inglese e spagnolo; due poesia anche in cinese) presenti.
Vedo che molti intorno fanno poesia e mi sento ottimista, perché mi sembra un buon segno per l’umanità. Di questi ne conosco alcuni che sono molto consapevoli di ciò che vogliono dire, altri forse eccedono, a volte sembra di trovare poco. Si può discutere sulla qualità della poesia attuale, lo fanno, la consapevolezza è sempre da cercare.
La poesia è forse inutile se voglio fare la spesa, ma non credo lo sia in assoluto, dipende. Il mio punto di vista oggi è che, se abitiamo il linguaggio, la poesia sia il miglior modo, il più veloce ed efficace, per dire nella casa comune ciò che so e non so, sento e non sento. Se è poesia, gli altri intenderanno.
I testi poetici di questo mio nuovo libro, Buenos Aires, Benares, mi sembrano molto legati al titolo. Ognuno è come una porta, un luogo, ogni poesia può nascondere e mostrare significati.
Per ogni poesia in italiano, dunque, sono in immediata successione due testi in inglese e in spagnolo e, per due poesie, anche in cinese. Ma la traduzione in quest’ultimo caso non è stata mia.
L’avere scritto in tre lingue solleva un po’ di problemi. Forse il risultato non potrà reggere alla lettura di un nativo di altra lingua, competente di poesia, oppure la traduzione condurrebbe a tutt’altro risultato. Ma accadrà? E, se fosse, non mi dispiacerebbe affatto il confronto. E poi, per non dire altro, mi sembra sempre più dubbio se (auto) tradursi non sia piuttosto riscriver(si).
Da parte mia l’affermazione di non sapere abbastanza va insieme alla volontà di apprendere, per cui mi sono messo in gioco, per uno speciale legame che sento nei confronti di altre due lingue, oltre quella italiana a cui mi sento per ovvie ragioni vicino, e dunque verso altre tradizioni letterarie illustri e molto diffuse nel mondo. Bene è approfondire la nostra eredità, va fatto di continuo, ma pensare globalmente è vedere altre cose e, nel caso, guardarsi intorno e abbracciare l’umanità. Si fa quel che si può. Un po’ come una versione dell’antica idea per cui l’uomo è cittadino del mondo.
Infine. Tutti i testi si confrontano con la tradizione che noi tutti portiamo – è così evidente che abbiamo un lascito consegnatoci, che viviamo immersi in una corrente di storia, di lingua e di pensiero che viene da lontano! Ma si può tentare di dire qualcosa di nuovo, è proprio in relazione alle radici che possono venire in luce le parti aeree della pianta.
(Spagnolo) Breve presentación del libro de poesía.
Veo que mucha gente por ahí hace poesía y me siento optimista, porque me parece una buena señal para la humanidad. De estos conozco unos cuantos que son muy conscientes de lo que quieren decir, otros quizás van demasiado lejos, a veces parece poco. Se puede discutir sobre la calidad de la poesía actual, lo hacen, siempre hay que buscar la conciencia.
La poesía es quizás inútil si quiero ir de compras, pero no creo que lo sea absolutamente, depende. Mi opinión hoy es que, si habitamos el lenguaje, la poesía es la mejor manera, la más rápida y eficaz, de decir en la casa común lo que sé y no sé, siento y no siento. Si es poesía, los demás lo entenderán.
Los textos poéticos de este nuevo libro mío, Buenos Aires, Benarés, me parecen muy relacionados con el título. Cada uno es como una puerta, un lugar, cada poema puede esconder y mostrar significados.
Por eso, para cada poema en italiano hay en sucesión inmediata dos textos en inglés y español y, para dos poemas, también en chino. Pero la traducción en este último caso no es mía.
Haber escrito en tres idiomas plantea algunos problemas. Quizá el resultado no resista la lectura de un nativo de otra lengua, competente en poesía, o la traducción conduzca a un resultado diferente. Pero, ¿ocurrirá? Y, si así fuera, no me importaría en absoluto la comparación. Y entonces, por decir algo, me parece cada vez más dudoso que (auto)traducir no sea más bien reescribir.
Por mi parte, la afirmación de que no sé lo suficiente va de la mano del deseo de aprender, por el que me pongo en juego, debido a un vínculo especial que siento con otras dos lenguas, además del italiano, al que me siento ligado por razones obvias, y por tanto con otras ilustres tradiciones literarias repartidas por el mundo. Es bueno estudiar el patrimonio de nuestra lengua, siempre hay que hacerlo, pero pensar globalmente significa ver otras cosas y, si es necesario, mirar alrededor y abrazar a la humanidad. Uno hace lo que puede. Una especie de versión de la vieja idea de que el hombre es ciudadano del mundo.
Por último. Como ya he dicho, todos los textos se enfrentan a la tradición de la que somos portadores: ¡es tan evidente que tenemos un legado que nos ha sido transmitido, que vivimos inmersos en una corriente de historia, de lenguaje y de pensamiento que se remonta a mucho tiempo atrás! Pero se puede intentar decir algo nuevo, es precisamente en relación con las raíces que las partes aéreas de la planta pueden salir a la luz.
(Inglese) Short presentation of the book of poetry.
I see that many people around do poetry and I feel optimistic, because it seems to me to be a good sign for humanity. Of these I know a few who are very aware of what they want to say, others perhaps go too far, sometimes it feels like little. One can argue about the quality of current poetry, they do, awareness is always to be sought.
Poetry is perhaps useless if I want to go shopping, but I don't think it is absolutely, it depends. My view today is that, if we inhabit language, poetry is the best way, the fastest and most effective way, to say in the common house what I know and do not know, feel and do not feel. If it is poetry, others will understand.
The poetic texts in this new book of mine, Buenos Aires, Benares, seem to me very much related to the title. Each one is like a door, a place, each poem can hide and show meanings.
For each poem in Italian, therefore, there are in immediate succession two texts in English and Spanish and, for two poems, also in Chinese. But the translation in the latter case was not mine.
Having written in three languages raises a few problems. Perhaps the result will not stand up to the reading of a native speaker of another language, competent in poetry, or the translation would lead to a different result. But will it happen? And, if it did, I would not mind the comparison at all. And then, to say the least, it seems more and more doubtful to me whether (self) translating is not rather rewriting.
For me, the assertion that I do not know enough goes hand in hand with the desire to learn, for which I put myself on the line, because of a special bond I feel with two other languages, in addition to the Italian language to which I feel bound for obvious reasons, and therefore with other illustrious and widespread literary traditions around the world. It is good to deepen our heritage, it must be done all the time, but to think globally is to see other things and, if necessary, to look around and embrace humanity. One does what one can. Kind of like a version of the ancient idea that man is a citizen of the world.
Finally. All texts confront the tradition that we all carry - it is so obvious that we have a legacy handed down to us, that we live immersed in a current of history, language and thought that comes from afar! But one can try to say something new, it is precisely in relation to the roots that the aerial parts of the plant can come to light.