La torre normanno-longobarda, la parte più antica La torre normanno-longobarda, la parte più antica
24 Ottobre

Il Castello di Nocera Inferiore In evidenza

 

Queste introduzioni ai monumenti del "Parco" di Nocera Inferiore, la collina a ridosso del Borgo in cui sono venuto ad abitare, non sono in alcun modo lavori di uno storico. Mi sono occupato di storia per averla insegnata ai Licei.

Si tratta di miei percorsi di conoscenza su questi luoghi in cui abito, della cui centralità nella storia dell’Occidente sono rimasto sorpreso. Desidero solo parteciparli a chi sia interessato.

Ringrazio Luigi De Filippo dell’Archeoclub di Nocera Inferiore, l’architetto Di Sessa e tutto coloro che si sono prestati a informarmi e aiutarmi nel lavoro. Le foto sono mie.

Gli errori eventuali sono dovuti alla mia scarsa conoscenza della storia locale; chiunque può segnalarmeli.

 

 

Il castello di Nocera

“La struttura originale è conosciuta sin dal 984 in un documento del Codice Diplomatico Cavese, indicato come firmitate noba nocerina de ipso Monticellum, ma il maniero risale probabilmente a epoca più antica”. In origine sembra essere stato qualcosa di molto semplice, una torre e poco altro, un castrum con funzione difensiva e quindi di trasmissione dell’informazione tramite segnalazioni, facendo parte del sistema di segnalazione e difesa dei Longobardi di Salerno avversari dei Bizantini di Napoli.

Era dunque caposaldo Longobardo di Salerno contro i Bizantini e a ciò si deve la triplice cinta muraria a difesa del Borgo, tra questo e il castello: prima fascia in alto intorno al castello, la second a metà dell’erta e l'ultima a difesa dell’insediamento, spostatosi alle falde della collina, dov'è l'attuale Borgo.

Pertanto il castello potrebbe risalire al Seicento: i Longobardi, distrutta la vecchia Nocera, com’erano soliti fare, lo costruirono, come riferimento e nucleo delle nuove abitazioni.

Il borgo che si venne a creare ai piedi del castello era dunque difeso tripla cinta muraria e si legge che la più bassa, come dicevo, corresse lungo il torrente detto “Saltera”: il corso d’acqua che ancora taglia Nocera, diretto al Sarno poi al Golfo di Napoli. Dunque l’ultima cinta coincideva pressappoco con i confini dell’attuale Borgo. Proprio qui a fianco della attuale caserma Tofano isi congiungono i rami della Solofrana e dalla Cavaiola.

Si comprende che all’interno della cinta trovassero rifugio gli abitanti dell’antico centro nocerino; del triplice nastro murario resta ben poco oggi, visibile sulla collina.

Alle prime fasi di vita del castello vengono attribuite due chiese, Santa Maria alla Torre e San Martino. Ne esiste una terza, dedicata a San Leone, successiva.

La pianta precedente del castello sembra avesse una forma di “L”. Adesso la pianta risulta quadrata o trapezoidale, disposta intorno intorno ad ambiente detto “della cavallerizza” e risalente agli angioini. La struttura attuale viene completata, dicono, nel XIX secolo dalla ricchissima famiglia di industriali (della pasta) Fienga, da cui il nome usato, l’attuale: “Castello Fienga”. Ma si trova anche che quella parte già esisteva, come struttura che venne distrutta per costruire l’attuale, evidentemente più recente.

Nel frattempo, molto tempo è trascorso, molti interventi hanno modificato e ampliato la struttura originaria e molti fatti sono avvenuti.

Dopo Longobardi e Normanni, gli Svevi o Normanno-Svevi, gli Angioini, gli Aragonesi, I Francesi, i Savoia... il Regno d'Italia, la Repubblica.

Sembra che nel 1138 gli Altavilla distruggessero castello e villaggio. Ma in epoca di Federico II ritroviamo il castello, appartenente ai Filangieri. I Filo-Angerio (Angerio è il normanno che fu uno dei più noti fondatori della casata) sono dunque normanno-svevi, e a Pagani è ciò che resta del castello di Cortinpiano, pure appartenuto ai normanni, quelli però fedeli agli Svevi, che una tradizione minoritaria vuole sia anche appartenuto a Hugo de’ Paganis (quasi certamente persona diversa) talora scambiato per il francese Hugues de Payns, quest’ultimo di certo fondatore dei Templari. Sembra che i Filangieri realizzassero l’attuale torre pentagonale, ora circondata da recinto quadrangolare, un tempo con altre torri (quattro in tutto?) di cui resta oggi solo una base. La torre attuale di pianta pentagonale (probabilmente risalente al XIII secolo) fu costruita con le altre intorno al 1230-1250.

È collocata nel punto più alto della collina. Dalla sua sommità, posta a circa 150 metri s.l.m., è possibile ammirare a trecentosessanta gradi tutta la piana dell'agro nocerino, fino al mare ed alle isole maggiori dell'arcipelago flegreo e dalla parte di Salerno fino a Cava, tuttavia nascosta dal contrafforte dei Lattari.

Alla fine della dominazione normanno-sveva resta prigioniera qui fino a morte Elena, detta “degli Angeli”, vedova di Manfredi figlio naturale di Federico e morto in battaglia a Benevento, secondo alcuni con la figlia Beatrice, secondo altri con gli altri figli maschi di Manfredi che sembra vi dimorassero fino al 1284.

Gli Angiò vincitori degli Sveci risistemano (a partire, sembra, dal 1303) la triplice cinta muraria e Carlo I, che a Nocera trascorreva parte del suo tempo, fece realizzare gli ambienti residenziali adesso visibili solo a chi si trovi in sommità collina, lato di Sarno, in un vero grande palazzo che include la parte detta “Salone dei Giganti”; a quest’epoca risale la cd. “voliera” con tre archi gotici di accesso. Sono ancora in luce le ampie cisterne.

La sala dei giganti è un enorme salone costruito con pietra calcarea che in origine doveva essere coperto da un tetto a doppio spiovente, con funzioni evidenti di ricevimento delle persone di prestigio.

Lungo un lato minore, a nord-ovest della sala, direzione Vesuvio, sono presenti i resti di tre raffinate finestre e di una bifora; una sola di queste finestre è “trilobata, composta da una bifora con monofora superiore, completamente realizzata in tufo e miracolosamente conservatasi perché murata durante il XVII secolo”.

Riferisce Luigi De Filippo che in epoca angioina probabilmente vi nacque (e sicuramente vi crebbe) san Ludovico d'Angiò, secondogenito di Carlo II d’Angiò e Maria di Ungheria.  Fu anche signore del castello Carlo Martello d’Angiò, principe di Salerno e amico di Dante: sua moglie Clemenzia figlia di Rodolfo d’Ansburg aveva beni dotali in Nocera; sembra che Dante vi si recasse in visita durante un suo viaggio a Napoli.

Nel ’300 il castello venne ceduto con la Città dalla regina angioina Giovanna al fiorentino Niccolò Acciaiuoli, Gran Siniscalco di Napoli, che vi ospitò nel 1362 Giovanni Boccaccio (come riferisce lo stesso Boccaccio nella Epistola II).

Nel dicembre del 1381 vi fu portata prigioniera la regina Giovanna I, che vi rimase fino al 28 marzo del 1382: Boccaccio erroneamente riferisce che la regina vi morì ma la regina fu trasferita nel castello di Muro Lucano, dove perse la vita il 12 maggio di quello stesso anno.

Nel 1384-5 papa Urbano VI, durante la guerra per la successione a Giovanna I, nel quadro dello scisma della Chiesa Romano-Avignonese, vi fu assediato per alcuni mesi dalle truppe di Carlo III di Durazzo. Dal castello il papa dové reprimere una congiura ordita contro di lui da alcuni cardinali e sembra che le cose vennero risolte sul luogo, con la prigionia e poi (ma successivamente) con la morte dei cospiratori.

Del 1385 è la “saletta della bifora” con all’interno un pozzo e inizio di camminamenti: essa è una specie di corpo a sinistra in fondo al cortile, dopo l’attuale e anche più antico accesso al castello.  

Con il passaggio alla dinastia aragonese la città di Nocera perse l'importanza di cui aveva goduto sotto gli angioini.

Il castello viene ampliato e destinato a uso di residenza estiva dai Carafa, nel XVI secolo (dal 1521).

Si trova in tutte le ricerche storiche sulla città, per esempio quella di Monsignor Lunadoro (Mons. Lunadoro, Copia d'una lettera scritta dal molto illus. e rever.mo mons. Lunadoro vescovo di Nocera de' Pagani intorno all'origine di detta città, e suo vescovado, al signor Alcibiade Lucarini, Napoli 1610, Nocera Inferiore, 1985), che nel 1521 Tiberio, del ramo calabrese dei Carafa, acquista sia Nocera che Pagani e quindi anche il castello; Tiberio acquista anche il titolo di duca di Nocera di cui sarà quindi primo duca; i Carafa usano il castello come residenza ducale fino alla costruzione del celebre palazzo ducale, ai piedi della collina, precisamente dove è oggi l'ex caserma Tofano (lo attestano rappresentazioni di un secolo e mezzo posteriori, la caserma Tofano oggi presente e pressoché abbandonata non esisteva ancora), da parte di Ferdinando I Carafa. Parte della collina divenne un grande parco per la caccia ai cervi. Il duca vi si recava soprattutto durante il periodo estivo per goderne il fresco: sebbene la città fosse verde e non inquinata come si presenta oggi, Nocera non doveva differire molto allora, come clima, da oggi, calda e umida d’estate. Gli eredi di Ferdinando si spostarono nel grande palazzo ducale realizzato alle falde del piccolo monte.

Nel Settecento il castello viene ceduto dai Carafa ai Castelrodrigo: esi forono duchi di Nocera – titolo creato da Filippo IV d’Asburgo Re di Spagna, dapprima dunque titolo spagnolo poi nel Novecento ripreso da Alfonso XIII, pertanto portoghese, sebbene prima fosse già usato dai Carafa.

Abbandonato e decaduto, quindi esso nell'800 fu acquistato dai baroni de Guidobaldi, baroni di s. Egidio, che ne spianarono una parte costruendovi su la villa residenziale oggi esistente: la parte rifatta dai Guidobaldi è probabilmente la struttura ben conservata, a cui è stata data poi unità architettonica e cromatica dalla ripresa di poco successiva ad opera dei Fienga. Tale parte allora è oggi visibile, a sinistra dell’ingresso principale, con ingresso dal cortile antistante la torre normanna e indipendente; sorge intorno all' ampio e ulteriore cortile quadrangolare ed è affacciante da due lati sulla città. Su una lapide risulta la costruzione, o costruzione sostitutiva di precedenti, nell’anno 1850.

Il complesso a metà Ottocento dunque passò ai Fienga di Scafati, che, dopo parziale demolizione di un lato, realizzarono il palazzo merlato, di color giallo, che si vede oggi. Si parla ora di fine Ottocento-Novecento.

Certo è che fino agli anni sessanta del Novecento il castello “Fienga” poteva mostrare in una sua parte il museo-collezione acquisita da questa famiglia e ospitava anche, a cura della stessa potente famiglia, prestigiosi avvenimenti mondani. La decadenza improvvisa avviene con la loro rovina economica, a cui subentrano, pare, una specie di saccheggio e l’evidente abbandono e rovina degli ambienti.

L’attuale proprietà e cura degli ambienti attualmente sembra sia condivisa tra Comune di Nocera Inferiore e Provincia di Salerno.

Sulla parte della spianata intorno al castello si ammira anche un piccolo circuito ferroviario in miniatura, opera dell’ing. Cozzitorto. Esso è comprensivo di binari, scambi e stazione, e ospitava un modello di locomotiva Bayard (quella della prima ferrovia borbonica, per intenderci), di gran valore, attualmente al museo ferroviario di Casarsa.

Letto 2865 volte Ultima modifica il Sabato, 26 Settembre 2020 17:55